Cosa pensiamo se parliamo di comunicazione sociale? Saltano subito alla mente le campagne pubblicitarie di “Pubblicità Progresso” contro l’alcolismo e il tabagismo ad esempio, il cui obiettivo è sensibilizzare l’opinione pubblica nei confronti di un problema sociale. Non esiste una definizione univoca di comunicazione sociale, proprio perché già il nome in sé presenta diverse sfaccettature. Proviamo a pensare ai due termini “comunicazione” e “sociale” separatamente. Per “comunicazione” si intende un processo attraverso il quale un mittente codifica un messaggio che viene veicolato tramite un mezzo ed arriva al ricevente che lo decodifica. Si tratta di un procedimento complesso durante il quale non sono escluse delle distorsioni al messaggio stesso. “Sociale” riguarda la società, una sola parola capace di richiamare il concetto di comunità facendoci sentire parte di un unico essere. Se analizziamo ora il binomio “Comunicazione sociale” possiamo comprendere meglio il significato: si riferisce ad una comunicazione rivolta a tutti come parte di una collettività, la società appunto. Ma qual è il suo scopo e di cosa si occupa? A partire da questo interrogativo emerge un’altra complessità, frutto della stretta relazione tra comunicazione sociale e comunicazione pubblica. Potremo definire la comunicazione sociale come una parte della comunicazione pubblica in quanto veicola messaggi affini all’utilità collettiva (Cucco, 2005: 11). Giovanna Gadotti distingue la comunicazione sociale dalla pubblicità sociale. Quest’ultima ha come riferimento le campagne di informazione di massa costruite in modo da modificare atteggiamenti e comportamenti del pubblico che recepisce il messaggio. La comunicazione sociale invece richiama un processo di persuasione più ampio non avvalendosi unicamente della pubblicità di massa, ma utilizzando anche altri strumenti in modo da persuadere il pubblico (Gadotti, 1992: 25). Ad esempio per veicolare il messaggio “Il fumo fa male” può far uso di una campagna mediatica accompagnata anche da manifestazioni come concerti o stand informativi presso piazze e centri culturali delle città. I suoi strumenti infatti non si limitano alla pubblicità in sé ma includono tutto ciò che può catturare l’attenzione del pubblico per sensibilizzarlo nei confronti di un tema o problema sociale. Ora che abbiamo fatto le opportune distinzioni potrebbero nascere comunque ulteriori elementi di complessità nel momento in cui la comunicazione sociale è utilizzata per accompagnare messaggi pubblicitari in modo da indurre il consumatore ad acquistare il prodotto reclamizzato. Si parla in questo caso di responsabilità sociale d’impresa, un settore ambiguo che si incontra/scontra con la comunicazione sociale. Un’impresa è socialmente responsabile quando è consapevole di esercitare una certa influenza nella società adottando comportamenti legati a tematiche quali rispetto dell’ambiente, sicurezza, qualità di vita della società e dei consumatori (Cerana, 2004: 23). La difficoltà sta proprio nel comprendere il confine che separa la comunicazione sociale e la responsabilità sociale. L’azienda in questione potrebbe esser tentata ad usare particolari tematiche per scopi commerciali in modo da indurre il consumatore ad acquistare i propri prodotti. Attraverso questo blog cercheremo di portare l’attenzione verso particolari temi legati alla comunicazione sociale, indicando esempi di campagne sociali ma anche pubblicità che quotidianamente sono sottoposte alla nostra attenzione. Ci proponiamo come audience attivo, sollevando spunti di riflessione e interrogativi su quanto ci circonda nel nostro vivere sociale.